Alatri: la città dei Ciclopi

Nel centro della Ciociaria, nel basso Lazio, c’è una città particolare, ricca di storia e contornata da numerose leggende. Questa città è Alatri: la città dei ciclopi.

Raffigurazione di un ciclope fatta dal disegnatore Ben Resnick

Raffigurazione di un ciclope fatta dal disegnatore Ben Resnick

I ciclopi di Alatri hanno incuriosito molto il nostro amico Franco, ma così tanto da spingerlo a fare una sorta di arringa difensiva a loro favore: “I ciclopi sono stati dipinti come violenti, stolti, burberi, aggressivi e tontoloni, ma se hanno costruito delle mura che sono arrivati in perfette condizioni fino ad oggi vuol dire che tanto stupidi non erano”.

Non so il perché Franco si sia preso tanto a cuore la faccenda dei Ciclopi a dire il vero, però tutto sommato non ha tutti i torti. La storia dei ciclopi, in fondo, rappresenta tutti quei luoghi comuni che spesso non ci permettono di valutare nel migliore dei modi le situazioni e soprattutto le persone che spesso nella vita ci troviamo di fronte.

Ma ora continuiamo a parlare di questa splendida città.

Alatri è chiamata in questo modo perché solo i ciclopi, enormi e possenti, avrebbero potuto erigere la fortificazione muraria che la circonda. Una cinta fatta di pietre calcaree megalitiche che sono avvolte nel mistero. Ancora oggi non è chiaro come una popolazione precedente a Roma abbia potuto innalzare massi di queste fattezze. Queste mura misurano nel punto più alto ben 21 metri e sono lunghe 3 km.

Mura ciclopiche di Alatri

Particolare delle mura ciclopiche di Alatri

Un’latra leggenda, di epoca romana, lega la nascita di Alatri (e delle città Di Anagni, Ferentino, Arpina e Atina, chiamate “città saturnie”) alla venuta nel territorio del Dio Saturno. Questo cacciato da Zeus dal monte Olimpio, decise di soggiornare, invitato da un altro Dio Giano, in questa zone e quindi di regnare sulle sue popolazioni. Effettivamente la fortezza muraria ricalca con una precisione impressionante e altrettanto misteriosa la costellazione dei gemelli e su questa appare spesso la rappresentazione in bassorilievo del Dio Saturno.

Totalità delle mura di Alatri

Immagine di una ricostruzione delle mura dell’acropolidi Alatri nella loro totalità

Notizie certe si hanno a partire dal IV secolo A.C. e riguardano la popolazione degli Ernici, dai quali prendono il nome i monti della zona. Di questa antica popolazione di Alatri si sa di certo che si piegarono alle mire espansionistiche di Roma e riuscirono, pur diventando un municipio romano, a mantenere un elevato grado di indipendenza che gli permise di fare commerci e attività economiche che la resero molto fiorente.

Ma Alatri è ancora molto di più e le leggende che la circondano lasciano a bocca aperta. Infatti alcuni studiosi (il dibattito è ancora aperto e ha spesso toni anche accesi) legano questa città al popolo degli Hetei, una popolazione asiatica nomade che passando per la Grecia presero il nome di Pelasgi e che in seguito raggiunsero il centro dell’Italia.

A rafforzare questa ipotesi sulla nascita di Alatri c’è una fin troppo curiosa coincidenza. Infatti costruzioni molto simili per fattezze e per tecnologie edili (le mura di Alatri non sono tenute assieme da nessun tipo di calce. Esse sono arrivate fino a noi solo grazie alla forma dei massi che sono perfettamente incastrabili tra loro.) sono stati ritrovati in Asia, più precisamente a Bogazkòy in Hattusa, ad opera degli Hittiti, il grande popolo conquistatore nato dalla fusione dei popoli proprio degli Hetei.

Le mura di Bogazkoy

Particolare delle mura di Bogazkoy nella Turchia asiatica

Le mura di Alatri inoltre hanno una particolare predisposizione che le rende ancora più uniche. Il 21 giungo, in occasione del solstizio il sole si trova perfettamente allineato nella parte più bassa delle mura, e solo un raggio di sole penetra a schiarire l’interno delle stesse. Per questo il 21 giugno si festeggia il Natale di Alatri, perché si racconta che questa città sia nata proprio da un raggio di sole. Il 21 dicembre, in occasione del solstizio d’inverno il sole raggiunge l’angolo più a sud della stessa parete muraria. Le ombre poi vengono a convergere dietro alla roccia detta ciclopica e definita omphatos, centro sacro, in cui il “divino” si congiunge con il “terrestre”.

Ciclopi? Dio Saturno? Una popolazione nomade dell’Asia? Non si sa a chi dare i meriti della nascita di questa bellissima città, però dobbiamo esserne felici perché aggiunge un’altra perla all’enorme e inestimabile patrimonio dell’Italia.

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Simone Alberio

Romano di nascita ma con orgogliose origine sicule, studio Organizzazione e Marketing per la comunicazione d'Impresa presso La Sapienza di Roma. Amo la letteratura, l'arte e la musica Blues (Muddy Waters è il mio cantante preferito).