Il Parco del Gran Sasso e l’ippovia più lunga d’Italia

Il Parco del Gran Sasso e l’ippovia più lunga d’Italia

Dopo aver trascorso qualche giorno nella regione molisana, arricchendo le sue conoscenze con leggende stravaganti tipiche della città di Campobasso, Franco in sella alla sua amata vespa è pronto per una nuova tappa verso l’Abruzzo, alla scoperta di esplorazioni inedite che riescano a soddisfare le sue curiosità. Non si accontenta di semplici itinerari facilmente trovabili all’interno delle classiche guide turistiche… ambizioso ed eccentrico ama complicarsi la vita decidendo di volta in volta la meta successiva, sprovvisto di una destinazione predefinita da raggiungere.

Questa volta, ahimè, sarà costretto ad affrontare una lunga giornata sotto il sole cocente di fine giugno. Giunge infatti in una località caratterizzata da un panorama incantevole, immerso tra la natura: il Parco Nazionale del Gran Sasso. La spettacolarità di questo luogo è descritta nell’Ippovia: stiamo parlando di 320 kilometri di tracciato tra natura e cultura. E’ incredibile, si tratta dell’ippovia più lunga d’Italia, attraversa il territorio di tre province: l’Aquila, Pescara e Teramo ed otto degli undici distretti turistico – ambientali in cui si articola l’area protetta. Un’oasi di bellezza infinita all’interno della quale è possibile trovare abbeveratoi, numerose fonti in modo da offrire sostegno agli allevatori di bovini ed ovini, aree di sosta con punti di fuoco e rifugi di montagna. Un’organizzazione confortevole e curata nei minimi dettagli,  in cui non mancano ostelli e specialità gastronomiche dei diversi territori attraversati. Un patrimonio ambientale e culturale che fa parte del bello dell’Italia e che permette di apprezzare uno splendore incontaminato tra boschi di faggio, borghi e pascoli.

Ippovia - Gran Sasso

Ippovia – Gran Sasso

Molteplici sono le iniziative educative e divulgative del parco. Lo scopo è proprio quello di diffondere la cultura della sostenibilità ambientale dinnanzi ad un patrimonio naturalistico invidiabile dell’area, dalle ricerche scientifiche ai progetti di infrastrutturazione, promozione territoriale e culturale. Un prodotto tipico è rappresentato dalla “patata turchesa”, un particolare tubero dalla buccia viola rinvenuto in alcuni territori del parco. Il progetto partito nel 2006, ha previsto la reintroduzione e lo studio della patata turchesa sia nelle zone originarie di produzione, che in altri territori a diverse quote per valutarne le caratteristiche sensoriali ed agronomiche. Oggi questo tubero non è più a rischio e per garantirne la coltivazione è nata l’”Associazione Produttori della Patata Turchesa” del Parco, che conta quaranta produttori distribuiti su tutta l’area protetta.

Patata turchesa abruzzese

Patata turchesa abruzzese

Il progetto “Fruttantica” invece ha l’obiettivo di rilanciare le piante da frutto che un tempo venivano valorizzate ed oggi, nella maggior parte dei casi, dimenticate ed abbandonate. Sono stati realizzati trentadue frutteti misti tra i quali vengono prodotte e commercializzate la mela roscetta, la mela gelata, la mela limoncella, la pera settembrina e la pera spina.

Amante del “mangiar sano”, Franco non vede l’ora di assaggiare le eccellenze agroalimentari del Gran Sasso. Tra i latticini più gettonati troviamo la giuncata, un formaggio già conosciuto nel Medioevo. La giuncata è un formaggio fresco, di colore bianco, che deve il proprio nome al piccolo canestro in giunco nel quale veniva posta “la cagliata” per far spurgare il siero in eccesso. Si tratta di un formaggio da consumare a poche ore dalla sua produzione, dal momento che il suo alto contenuto in acqua non ne consente una lunga conservazione. Il secondo formaggio sperimentato da Franco è il canestrato di Castel del Monte, il pecorino tradizionale dei pastori transumanti prodotto con latte crudo mediante una semplice lavorazione. Il canestrato include i sapori della transumanza, un’arcaica tradizione che affonda le sue origini nell’Età del ferro. La stagionatura varia da un minimo di due mesi ad un massimo di quindici per le forme di dimensioni più grandi.

Dopo questo spuntino, lo stomaco di Franco finisce di brontolare. Sazio ed appagato prosegue la sua escursione verso gli altri territori da esplorare lungo l’ippovia del Gran Sasso tra sole, caldo, natura e una buona dose di tranquillità.

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Valeria De Paolis

Ciao! Mi chiamo Valeria, sono laureata in “Scienze e tecnologie della Comunicazione” ed attualmente iscritta al secondo anno del corso di Laurea Magistrale in “Organizzazione e Marketing per la Comunicazione d’impresa” presso La Sapienza Università di Roma. Amo quello che studio. Aspirante social media manager e fashion-victim dalla nascita!