Turisti cinesi, Telamoni e lettere del Diavolo

Franco rilassatosi sull’Isola dei Conigli torna ad Agrigento, che qualche mese fa è tornata a far parlare di sé con il curioso spot girato dal sindaco in persona, Marco Zambuto. Per attirare nuovi turisti nella sua città ha lanciato un appello in italiano con sottotitoli in cinese per intercettare i milioni di viaggiatori orientali che ogni anno affollano le nostre spiagge e le città d’arte italiane. Il messaggio dello spot è chiaro ma breve: «Turisti cinesi, invadeteci». Chissà se questo appello è andato a segno nel cuore degli orientali e avrà ispirato un po’ di curiosità.Sta di fatto che Agrigento non può deludere i nuovi turisti dato che offre il sole, il mare, la gastronomia (con i suoi piatti tipici come il farsu magru), la storia e il divertimento. Insomma una città per tutti i gusti.

La città fu fondata nel 581 a.C. e fu una delle colonie più prosperose della Magna Grecia e un importante centro commerciale e culturale visto le molte influenze dei Corinzi, dei Romani, degli Arabi e infine dei Normanni. Il sommo poeta Pindaro dedicò alcuni versi alla città “Io ti prego, mia splendente, più bella fra le città mortali!”

Franco deposta la sua fedele vespa decide di intraprendere una pedalata turistica nella Valle dei templi, per inebriarsi della magia e della storia di una delle più importanti testimonianze della storia antica della Sicilia.
In sella alla sua bicicletta Franco rimane affascinato dalla maestosità dei templi e in particolare dai Telamoni, statue maschili monumentali che i Greci avevano posto a sostegno degli architravi del più grande edificio sacro mai realizzato, il Tempio di Zeus Olimpico di Akragas (uno dei nomi antichi con cui veniva chiamata la città di Agrigento). Il termine Telamone deriva dal latino e allude alla figura mitologica di Altas, il gigante dei Titani che fu condannato da Zeus a supportare il peso del cielo sulle proprie spalle. Finito il giro tra i templi Franco si reca, ai piedi della collina sovrastata dal tempio attribuito a Giunone Lacinia, al Museo vivente del mandorlo, una “banca genetica” delle diverse varietà siciliane di mandorlo. Il Museo ha la funzione di studiare la diversità genetica del mandorlo in Sicilia, individuando quelle varietà che meglio si prestano a mantenere l’eccellenza qualitativa e gustativa della tradizione pasticcera siciliana; mostrare le tecniche colturali dell’agricoltura tradizionale dell’agrigentino; contribuire alla salvaguardia ed alla valorizzazione del paesaggio della Valle dei Templi fornendo opportunità per la sua conoscenza e fruizione al turismo culturale, ecologico e didattico.

Telamone di Akragas

Telamone di Akragas

« Mai visto in tutta la mia vita uno splendore di primavera come stamattina al levar del sole… Dalla finestra vediamo il vasto e dolce pendio dell’antica città tutto a giardini e vigneti, sotto il folto verde s’indovina appena qualche traccia dei grandi e popolosi quartieri della città di un tempo. Soltanto all’estremità meridionale di questo pendio verdeggiante e fiorito s’alza il tempio della Concordia, a oriente i pochi resti del Tempio di Giunone; ma dall’alto l’occhio non scorge le rovine di altri templi … corre invece a sud verso il mare. » (Goethe, Viaggio in Italia).

Valle dei Templi e Museo del Mandorlo

Valle dei Templi e Museo del Mandorlo

Finita la visita turistica Franco riprende la sua fedele vespa e parte alla scoperta del centro storico di Agrigento e di preciso della Cattedrale, caratterizzata da un particolare fenomeno che si verifica, il cosiddetto portavoce. Una volta arrivato nella chiesa, preziosa testimonianza di varie espressioni artistiche tra cui quella arabo-normanna, gotico- chiara-montano, rinascimentale e barocca, Franco si posiziona nel presbiterio e attende in assoluto silenzio di sentire ciò che viene detto dalle persone che si trovano all’ingresso della chiesa, distanti ben 85 metri da dove si trova lui. Incuriosito decide di provare a vedere se dall’ingresso riesce a sentire ciò che le persone dicono stando nel presbiterio. Dopo qualche minuto di un silenzio, quasi assordante, Franco non riesce a sentire niente infatti la curiosità di questo fenomeno sta proprio in questo che è impossibile ripeterlo nel senso inverso.
La Cattedrale di Agrigento è famosa anche per la Lettera del Diavolo, una missiva scritta in caratteri incomprensibili, un misto di Greco e Arabo, e custodita dentro un manoscritto. La storia racconta che questa lettera fosse stata consegnata a una suora direttamente dal Diavolo in persona, che le chiese di porre la sua firma sul foglio, ma la suora non capendo il suo significato si limitò a scrivere solo la frase “Ohimè”, l’unica parola insieme alla firma posta dal Diavolo che si è riuscito a decifrare.

Lettera del Diavolo custodita nella Cattedrale di Agrigento

Lettera del Diavolo custodita nella Cattedrale di Agrigento

A cavallo della sua vespa e con in sottofondo Rotolando verso Sud dei Negrita Franco si rimette sulla strada, verso la costa sud- orientale in direzione Capo Passero, lasciandosi alle spalle i sapori e i profumi della bellissima Agrigento.

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Giorgia Campo

Laureata in "Scienze della Comunicazione" e iscritta al secondo anno della Laurea Magistrale in “Organizzazione e Marketing per la Comunicazione d’impresa” presso La Sapienza Università di Roma. Amo viaggiare e conoscere nuove culture. Mi piacerebbe fare l'organizzatrice di eventi.

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